Cento anni di Messa: cinquant’anni sulla terra, cinquant’anni in cielo con San Josemaría
di Don Casmir Odundo
Come sacerdote e storico della Chiesa, una delle cose che ho notato spesso — sia nei miei studi che nelle mie ricerche — è come Dio susciti uomini e donne diversi in tempi diversi per dare vita a molteplici apostolati e carismi nella Chiesa. Il Signore, per esempio, chiamò i Dodici Apostoli, che lo accompagnarono durante la sua vita terrena e furono poi inviati ad evangelizzare. In seguito chiamò Paolo, “il più piccolo degli Apostoli”, perché fosse l’Apostolo dei Gentili.
In ogni generazione ci sono sempre grandi uomini della Chiesa. Possiamo pensare ai grandi Padri della Chiesa, successori degli Apostoli, che spiegarono e difesero la dottrina cristiana come veri apologeti. Pensiamo ai martiri, che testimoniarono la fede nel tempo delle persecuzioni. Poi venne san Girolamo, grande studioso e traduttore della Bibbia. San Benedetto, fondatore del monachesimo occidentale, segnò un’altra svolta decisiva. E non possiamo dimenticare il grande sant’Agostino d’Ippona.
La storia ci offre ancora di più: re come Carlo Magno, missionari come i santi Cirillo e Metodio nel IX secolo, e i grandi fondatori degli Ordini Mendicanti — san Francesco d’Assisi e san Domenico, senza dimenticare il suo discepolo, san Tommaso d’Aquino. Più tardi incontriamo sant’Ignazio di Loyola, che fondò la Compagnia di Gesù anche per difendere il Papa; e san Giovanni Bosco, che diede la vita per l’educazione e la formazione dei ragazzi. E non possiamo dimenticare le donne sante: santa Teresa d’Avila, santa Caterina da Siena, la coraggiosa Mary Ward (fondatrice dell’Istituto della Beata Vergine Maria, oggi conosciute come le Suore di Loreto), santa Giovanna Francesca de Chantal (fondatrice delle Visitandine), Catherine McAuley (fondatrice delle Suore della Misericordia) e Madre Teresa di Calcutta (fondatrice delle Missionarie della Carità), solo per citarne alcune.
E poi arriviamo a san Josemaría Escrivá, che Dio condusse a fondare l’Opus Dei. Era un giovane sacerdote — aveva solo 26 anni — quando, il 2 ottobre 1928, ricevette la luce dell’Opus Dei. Dio aveva un motivo per attendere proprio quel momento. Tempi diversi richiedono spiritualità diverse.
Oggi, 25 marzo 2025, ricorrono esattamente 100 anni da quando san Josemaría fu ordinato sacerdote. Al momento della sua ordinazione, non aveva ancora ricevuto la chiamata a fondare l’Opus Dei. Eppure già dai tempi del seminario pregava: Domine, ut videam — “Signore, che io veda” — e Domina, ut sit — “Signora, che sia.” Il suo cammino verso il sacerdozio cominciò da bambino, quando vide delle impronte scalze sulla neve, lasciate da un fervente frate carmelitano. Colpito da quella silenziosa testimonianza, disse a suo padre che voleva diventare sacerdote. Suo padre, comprendendo la serietà della vocazione, gli chiese se fosse consapevole dei sacrifici e delle difficoltà che quella scelta comportava.
Per me, il sacerdozio di san Josemaría è una chiave per comprenderlo più profondamente. Era, semplicemente e profondamente, un sacerdote sacerdote — o, se vogliamo, un sacerdote dei sacerdoti — e desiderava che anche gli altri, chiamati a questa vocazione divina, mirassero alla stessa meta. Come per molti santi, impariamo da lui prima con la sua vita, poi con i suoi scritti e le sue convinzioni. Ci ha dato un esempio personale di santità — un sacerdote nato e ordinato nel XX secolo, che parlava direttamente al nostro tempo.
Il suo messaggio centrale era la santità: che tutti siamo chiamati alla santità, e che essa non è riservata a pochi ma è davvero possibile per tutti. Insegnava che la santità si può trovare nella vita ordinaria, nel compimento quotidiano dei propri doveri. Nessun lavoro, insisteva, è superiore a un altro; ciò che conta è come lo si fa — con amore, con fede, e con fedeltà.
Questo vale in modo speciale per il sacerdozio. Come ci ricorda Presbyterorum Ordinis, tutti noi (sacerdoti) siamo chiamati “al medesimo apostolato.” In sostanza, tutti i sacerdoti fanno lo stesso lavoro. La differenza non sta nell’incarico o nella posizione, ma nella fedeltà, nell’amore e nella diligenza con cui si compie ciò che è affidato.
San Josemaría visse e insegnò anche la dottrina della Filiazione Divina, una verità che comprese profondamente durante un momento di grande sofferenza, mentre pregava su un tram. Visse nella convinzione della centralità dell’Eucaristia — essenziale non solo per i sacerdoti, ma anche per i laici. Ripeteva spesso che i laici hanno “un’anima sacerdotale”, e che i sacerdoti dovrebbero avere una “mentalità laicale.” Il suo messaggio era per tutti.
San Josemaría credeva che ogni persona fosse figlio di Dio. Era contrario al razzismo e al tribalismo. In effetti, il Kenya fu il primo Paese in Africa dove inviò membri dell’Opus Dei. Lì contribuirono alla fondazione dello Strathmore College, la prima scuola multietnica del Paese. Per le donne, venne poi il Kianda College — una realtà pionieristica, seconda solo all’opera delle Suore di Loreto per l’impegno verso l’educazione aperta a tutti.
Sottolineava l’integrità nel lavoro e portava la santità nel mondo secolare — ciò che chiamava una mobilitazione dei cristiani. Forse è per questo che papa san Giovanni Paolo II, il giorno della sua canonizzazione, lo chiamò “il santo della vita ordinaria.”
Un altro tratto notevole era il suo senso dell’umorismo. E penso che questo sia molto importante anche per i sacerdoti. Nel corso delle mie ricerche, ho visitato vari archivi e biblioteche a Roma. In un archivio, ho incontrato un sacerdote anziano — un Padre Bianco (Missionario d’Africa) — che faceva tutto con precisione e amore. Una volta gli chiesi, con tono di complimento: “Ha studiato archivistica o biblioteconomia?” Mi sorrise e rispose: “No. Ho solo la mia ordinazione e la buona volontà.” Quella frase mi fece pensare a san Josemaría, che disse qualcosa di simile riguardo alla fondazione dell’Opus Dei: “Avevo solo 26 anni. Avevo solo la grazia di Dio e il buon umore.” In un’altra occasione, scherzò dicendo: “Non sono io il fondatore dell’Opus Dei. È l’Opera di Dio. C’è un solo fundador — ed è in bottiglia,” riferendosi con un sorriso a un noto liquore spagnolo. Quando finalmente ho incontrato quel liquore durante le mie peregrinazioni romane, non ho potuto fare a meno di sorridere.
San Josemaría insegnò l’amore per la libertà e un profondo amore per il sacerdozio. A un certo punto, pensò persino di rinunciare all’Opus Dei per dedicarsi interamente all’aiuto dei sacerdoti diocesani. Alla fine trovò una soluzione giuridica: la Società Sacerdotale della Santa Croce, intrinsecamente unita all’Opus Dei. Tutti i sacerdoti dell’Opus Dei ne fanno parte, e anche i sacerdoti diocesani di tutto il mondo possono aderirvi.
E così oggi commemoriamo 100 anni dalla sua ordinazione. Visse 50 di quegli anni sulla terra e gli altri 50, in Cielo. Durante la sua vita terrena, ispirò molti — non solo ad entrare nell’Opus Dei, ma soprattutto a cercare la santità. Aiutò tanti nel loro pellegrinaggio verso il Cielo. Nei 50 anni dalla sua morte, continua ad ispirarne molti altri. Uno dei suoi libri, Cammino, pubblicato per la prima volta nel 1934, ha recentemente raggiunto i primi posti nelle classifiche di Amazon. Dalla sua vita — e da quella di tanti sacerdoti santi — iniziamo a comprendere il significato di sacerdos in aeternum... “Tu sei sacerdote per sempre.” L’opera sacerdotale continua anche dopo la morte.
Possiamo anche imparare molto dal suo profondo amore e dalla sua devozione verso la Madonna e san Giuseppe. Una delle cose che lo entusiasmò molto in vita fu quando il nome di san Giuseppe fu inserito nel Canone Romano (Preghiera Eucaristica I). Penso che sarebbe stato altrettanto felice di vivere nel nostro tempo, in cui il nome di san Giuseppe è inserito in tutte le Preghiere Eucaristiche.
Così come le orme di un frate carmelitano un giorno mossero il suo cuore verso il sacerdozio, così anche san Josemaría ha lasciato orme tutte sue — sentieri di santità che continuano ad ispirare innumerevoli anime, compresi molti sacerdoti e futuri sacerdoti.
Che possa continuare a ispirarci e intercedere per noi.
San Josemaría Escrivá, prega per noi.
Don Casmir è un sacerdote della Diocesi di Nakuru, Kenya. Attualmente è studente presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma. L’articolo sopra riportato è la traduzione in italiano del suo articolo in inglese: “A Century Since His Ordination: Reflecting on the Priesthood of Saint Josemaría Escrivá.” Email casmirthomas28@gmail.com
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